Nasce ad Ascoli Piceno nel 1928.
Ha iniziato il tirocinio nella sua città natale con il pittore Dino Ferrari e ha completato gli studi artistici a Roma. Dopo le prime esperienze figurative, effettuate fra il 1940 e il 1950 è giunto negli anni ’60 a un simbolismo “totemico onirico”. Nel passato, come docente ha insegnato materie artistiche in vari istituti e scuole d’arte statali e ha preso parte a mostre in Italia e all’estero come il Premio Marche ad Ancona, il Premio Michetti a Francavilla a Mare, la rassegna Antifiorino a Firenze, la XIII Quadriennale di Roma, la Fondazione Mastroianni, la XVI Triennale Internazionale d’Arte Sacra di Celano, la mostra itinerante Italia-Spagna, la rassegna di grafica in Polonia (Cracovia).
Aquiloni, Profeti, Santi: i personaggi di Gaetano Carboni
Si sono interessati al suo lavoro importanti critici.
A conferma che il passare del tempo non sembra avere esaurito la creatività di Gaetano Carboni, ormai da più di cinquant’anni presente nel panorama dell’arte marchigiana, il pittore ascolano presenta i suoi ultimi lavori che evidenziano un accentuarsi della componente onirico-fantastica che ormai da molti anni impronta la sua produzione matura.
Approfondendo la tematica dei Profeti, sviluppata negli ultimi decenni, Carboni propone nelle sue opere più recenti figure di santi che svolgono un ruolo di intermediari nei riguardi dei bisogni dell’umanità: si tratta di sagome dal volto indefinito che galleggiano come sospese nei cieli della fantasia, legate fra loro dagli esili fili con cui guidano gli aquiloni.
La tavolozza si è ormai orientata verso una gamma di colori rarefatti e sfumati di azzurro, di violetto e di lilla, ravvivati dall’inserimento di piccole pietre luminose che richiamano la presenza di astri lontani. Le stesure cromatiche si caratterizzano per la cura con la quale Carboni alterna alle campiture uniformi vaste zone dipinte con piccoli tocchi di pennello che accentuano il senso atmosferico delle sue composizioni. Anche i supporti utilizzati dall’artista prevedono inediti formati circolari entro i quali le figure e i rari scorci architettonici si dispongono in maniera armoniosa, tenendo conto della circolarità delle tavole che fanno apparire queste immagini come delle visioni celesti ritagliate dalla lente di un cannocchiale.
La maturità e le esperienze della vita hanno smussato nell’animo di Carboni certe intemperanze che guidavano la sua creatività negli anni Sessanta e Settanta e, nel superare la boa dell’ottantesimo compleanno, il maestro ascolano mostra di aver raggiunto quella serenità che discende da un maggior distacco nel rapportarsi con la quotidianità, cogliendo del presente soltanto gli aspetti più piacevoli e più congeniali al suo temperamento.
Da questa nuova quiete, conquistata grazie a profonde riflessioni interiori, discende una pittura che rasserena l’animo e nel contempo invita a pensare, restituendo all’arte la sua originaria funzione didattica.
Stefano Papetti
Gaetano Carboni…. La luce per il maestro ascolano è l’orma del mistero che ci circonda sempre e dovunque fino a suggerire pensieri di smarrimento esistenziale che necessitano di una presenza ultramondana che sappia dare quiete allo spirito umano.
In definitiva quindi, parlare di arte sacra in Carboni – come già detto – equivale a ripercorrere l’intera sua vicenda, in quanto ogni sua opera si attua su di un palcoscenico metafisico, assolutamente privilegiato per l’esplicazione della luce. Se questa è la tesi di fondo, che già giustificherebbe l’etichetta di arte sacra riguardo a questo artista, che dire di alcune opere recenti ispirate da temi strettamente biblici? Ci si riferisce qui soprattutto a tre opere ovvero ad un limpida e straordinariamente solare “Pesca miracolosa” e a due straordinarie Crocifissioni dal titolo “Ora nona” e “Tutto è compiuto”.
Leo Strozzieri
C’è un pensiero costante nel Lévinas di Autrement qu’être, ou au-delà de l’essence, intorno allo spessore filosofico dell’opera d’arte. Se le cose del mondo, e l’io stesso, abitano in una zona di frontiera fra il tempo e l’extratemporale, la creazione è ciò che riesce a dare forma a questo mondo di mezzo, a questa soglia, a questa chòra, in cui tutto sembra transitare inafferrabile dall’una all’altra dimensione.Luogo che ci trattiene fra il limite e l’illimite, l’opera pittorica di Gaetano Carboni non si affaccia sul nulla come alterità o privazione, non guarda l’abisso del vuoto che sta dentro l’essere e che lo annienta: essa è soglia, come in Lévinas, dell’oltre imperscrutabile che sta al di fuori della totalità delle cose e che, stando al di fuori, le circonda e in qualche modo le accoglie nell’orizzonte poetico.Ma il punto di massima tangenza tra il filosofo francese e l’artista ascolano è in realtà anche il punto della massima distanza della loro riflessione. Quello che affascina Carboni in più di mezzo secolo d’intenso lavoro di pittura e di grafica, di scultura e di arte ambientale, non è l’autonomia della forma dall’evento, la separazione, il chorismós, croce e delizia di ogni esperienza visiva, ma la soglia del loro rapporto, l’esplorazione del limite in cui la forma partecipa dell’evento e, in questa sua partecipazione, giunge a renderne visibile il contatto, che tende ad essere osservato, valutato, analizzato, inserito in un processo o in una struttura: non più la coscienza che si riduce alla percezione, ma la percezione che si allarga a coscienza.Ecco, dunque, che all’esigenza di coordinamento tra le varie tecniche, corrisponde l’esigenza di un coordinamento tra il dato organico-sensoriale ed il dato concettuale-mentale, ed entrambe le esigenze sono soddisfatte dalla processualità dell’opera. […]
Floriano De Santi
Gaetano Carboni, un profeta illuminato dell’arte
IL MAESTRO – Dopo una prima formazione a Roma, Gaetano Carboni è tornato nella sua città natale, dove è stato seguito dal pittore ascolano Dino Ferrari. Non appena il carattere stilistico dell’artista si è reso manifesto con il suo peculiare afflato poetico, gli orizzonti si sono dilatati. Tantoché gli Anni ’60 sono stati contrassegnati da un succedersi di eventi che l’hanno visto valicare con crescente fermento i confini locali. In breve tempo le sue mani sono diventate il cratere di un vulcano che spruzzava energia creativa e nel corso degli Anni ’80 le retrospettive si sono moltiplicate fino ad approdare nell’Anderson Gallery della School of the Arts di Richmond (U.S.A.) e nella Johnson Museum of Art della Cornell University di New York. Il temperamento innovativo e una singolare grazia interpretativa hanno attirato lo sguardo di critici e storici dell’arte di fama internazionale come: Umbro Apollonio, Luigi Carluccio, Enrico Crispolti, Floriano De Santi, Giorgio Di Genova, Aldo Passoni, Toni Toniato, Leo Strozzieri, Marco Valsecchi. Particolarmente significativa si è rivelata l’antologica Le epifanie cosmiche curata nel 2010 da Floriano De Santi presso la Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini di Ascoli Piceno. Gli ultimi eventi di cui è stato indimenticabile protagonista risalgono al 26 luglio 2014, quando ha presentato con innata spontaneità il Palio per la Quintana di Agosto; al 28 luglio dello stesso anno, in occasione della personale Aquiloni Profeti Santi, a cura del prof. Stefano Papetti presso la Sala Cola dell’Amatrice, sita nel complesso monumentale di San Francesco ad Ascoli e al 30 luglio 2014 per un coinvolgente incontro nel suo atelier a cura di Arte Picena.
Tutta la sua produzione si è basata su un’immaginazione fantastica che è stata definita da Crispolti “Parasurrealista”. Le opere dell’artista marchigiano sono rappresentative dei diversi periodi storici che ha vissuto intensamente, degustando e poi traducendo nel linguaggio pittorico le molteplici componenti socio-culturali. I suoi lavori, tuttavia, sembrano uniti da un filo sericeo, lo stesso che sovente attraversa le tele, passa fra le esili dita di entità sacre e abbraccia l’infinito di un cielo stellato. Un altro immancabile elemento è indubbiamente la luna che sembra fare da testimone al peregrinare di quei personaggi che si librano in una perpetua indagine introspettiva e giungono infine alla consapevolezza che siamo tutti “fatti della stessa sostanza dei sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”. Grazie, Gaetano!
Valentina Falcioni
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